Quattro mesi: tanto fu la durata della Repubblica Partigiana Indipendente che si instaurò nelle Valli di Lanzo tra giugno e settembre 1944. Quattro mesi di speranza e orgoglio: un periodo breve in termini assoluti, ma che nella memoria di chi c’era, ha assunto il valore tangibile dell’attaccamento a quelle terre e al principio stesso di libertà.
Quei giovani che seppero organizzare un vero e proprio modello di società, erano guidati tra gli altri da Battista Gardoncini, nonno dell’omonimo regista che racconta: «è stato come ripercorrere un viaggio nella storia della mia famiglia. Un episodio rilevante seppur stranamente poco noto rispetto ad altre esperienze simili; lo fu sia nella durata che nelle modalità. Mio nonno era il Comandante della Divisione Garibaldi a capo delle tre Brigate che occuparono le vallate. Non l’ho mai conosciuto ovviamente; ho ricostruito la sua vita in gran parte attraverso la documentazione di mio padre e ne sono molto fiero».
«Una stagione di libertà – Storia della repubblica partigiana delle Valli di Lanzo» ricostruisce questa vicenda con testimonianze e documentazioni storiche; ma la forza del racconto, come capita spesso, non sta tanto nella narrazione dei grandi avvenimenti, quanto nella memoria minima dei singoli protagonisti.
Come il ricordo di quelle donne che pretesero di partecipare alle azioni militari delle bande partigiane. «Pensavamo di affidare loro compiti più tradizionalmente legati alle ragazze» ricorda divertito Pietro Sulis in un’intervista di repertorio. «Ma loro vennero da me in delegazione e mi dissero che a noi i vestiti non li avrebbero lavati e così le accettammo in gruppo».
O il ricordo di quelle guide alpine di Balme che, nate per accompagnare i turisti in montagna, si misero a disposizione per guidare i compagni nelle missioni al confine con la Francia.
E, soprattutto, la nascita di ospedali in muratura, sparsi ancor oggi per le vallate in stato di abbandono, con letti (fino a 60), pronto soccorso e vademecum per gli improvvisati infermieri.
Insomma, Gardoncini, senza retorica di sorta, riannoda la memoria dei singoli con la tela della Storia ufficiale.
«Noi eravamo pochi. Oggi siamo ancora meno» esordisce uno dei combattenti intervistati; ma vedere i cori di bambini che intonano cori partigiani per introdurre i diversi episodi del film, lascia pensare che quell’eroismo idealista e un po’ utopico non sia stato affatto vano.
Alla serata (giovedì ore 21,00, ingresso gratuito, al Circolo Amici del Cels, Frazione Morliere, 3 Exilles) interverranno l’autore e Barbara Berruti, Vice direttrice dell’Istoreto, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della Società contemporanea. Il film sarà preceduto dal corto «Ora e sempre r-esistenza» realizzato dagli studenti della Scuola Nievo-Matteotti di Torino con il coordinamento della Prof.ssa Silvia Mondin.