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E’ una bella giornata al Parco della Pellerina di Torino, uno dei polmoni verdi cittadini più estesi d’Italia. Una vasta area con percorsi jogging, attrezzistica, campi da tennis e calcetto a disposizione dei migliaia di Torinesi che la frequentano 365 giorni all’anno. E’ questa la location scelta dal regista Vincenzo Greco, un amico di chi scrive, per girare il suo nuovo corto di ispirazione ufologica commissionatogli dallo IED,  Istituto Europeo di Design per conto della “SUB-TI”.

La “SUB-TI”, azienda leader del settore, si è specializzata nella sottotitolazione di film nei festival, ed è per questo che ha deciso di produrre il suo nuovo spot che dovrà rendere consapevoli gli spettatori su quanto sia importante una corretta didascalia nella visione di un film in lingua originale, pratica da noi poco diffusa anche per merito l’altissimo livello dei i nostri doppiatori (ma a scapito di non poter apprezzare le vere voci degli attori).

Il messaggio di quanto sia utile sottotitolare un film doveva essere messo in risalto dallo spot in 40 secondi da proiettare in sala prima dei film al Festival Intrernazionale del Cinema di Venezia che tradizionalmente si svolge a settembre, e a proposito di questo stimolante progetto Greco racconta: “Abbiamo pensato al concetto di universalità del linguaggio, ma anche a quanto possa spaventare una lingua sconosciuta in bocca ad uno straniero, in questo caso “alieno” per eccellenza, uno spaventoso extraterrestre. Con la co-sceneggiatrice Rosalia Abitante abbiamo immaginato una tranquilla giornata al parco interrotta da un incredibile avvistamento, prima in lontananza e poi sempre più vicino. Centinaia di ragazzi e ragazze rimangono prima incuriositi, poi attoniti e infine, come da “copione”, terrorizzati dall’oggetto che sorvola i cieli e atterra in una radura. Un marziano comincia a marciare a lunghe falcate biascicando frasi incpomprensibili. Il panico scatena un fuggi fuggi generale finché la mano di un ragazzo impugna un’arma micidiale… un telecomando…”.

Lo spot, che assume per qualità e struttura la dimensione di “corto”, è notevole; ritmo, ironia e chiarezza del messaggio ne fanno un lavoro piacevole che coglie nel segno e che per noi ufologi assume una valenza ulteriore. La connotazione fantascientifica, prettamente d’”invasione”, rende il lavoro di Greco un piccolo classico della sterminata produzione cinematografica, nonché televisiva, che ci riguarda e gioca con tutte le icone più rappresentativa del genere.

Il cinema di fantascienza, così come quello horror, ha assunto negli anni caratteristiche metafilmiche che pochi altri filoni si possono permettere. In parte per dare verosimiglianza alla vicenda che reale non è, ma soprattutto per autocitarsi in un gioco di specchi che la nicchia di cultori e appassionati da sempre gradisce. Fin dagli anni 50 infatti era vezzo degli autori dei B-Movie piazzare qua e là riferimenti a film di fantascienza precedenti, sotto forma di poster, citazioni verbali o spesso piccole sequenze televisive utilizzate per accrescere la tensione narrativa. Greco non rifugge a qesto gioco tipicamente cinephile e in pochi secondi evoca superclassici più o meno di culto come “Independence day”, e “Ultimatum alla Terra,” con i prati verdi della capitale invasa Washingthon, luogo dell’atterraggio, riconvertiti in salsa torinese.

Continua Greco:”Improvvisamente, premendo un tasto, l’eroe “per caso” attiva la funzione “sottotitoli” che traduce la frase ossessiva dell’alieno che terrorizza i poveri terrestri: “Scusi, per Saturno??”.”

Azzeccata la scelta delle parole aliene che da decenni imperversano nelle citazioni colte degli appassionati: “Klaatu barada nikto”, ripescata anch’essa dal capolavoro di Wise “Ultimatum” e che dopo sessant’anni torna in bocca ad un extraterrestre. Morale, una corretta comprensione linguistica (e dunque culturale) rende tutti più consapevoli di quanto sta accadendo e mai slogan sarebbe potuto essere più efficace per una agenzia di traduzioni e, in senso lato, per una più solidale accettazione del diverso.

Anche l’attenzione per le citazioni musicali è stata accurata. Antonio Greco ha composto la breve colonna sonora con echi da “2001” e soprattutto, in maniera più esplicita e autoironica, da “Incontri ravvicinati”. Nel capolavoro Spielberghiano la musica era sinonimo di contatto, comunicazione avvenuta e consapevole tra mondi estranei, ed aveva una connotazione positiva di accettazione reciproca. In questo caso le 5 celebri note (solo impercettibilmente distorte) accompagnano il momento agnitivo che avviene grazie alla messa in funzione di un telecomando con una trovata narrativa spiazzante e geniale.

Merita una considerazione l’arma finale dei Terrestri, che dopo infinite variazioni sul tema che vanno dai virus alle testate nucleari passando dalle canzonette country di “Mars attacks” Tim Burton, si rivela un semplice telecomando, oggetto-scettro così potente da trasformare il possessore in un personaggio eletto e superiore ai suoi simili (cosa che capita quotidianamente in ogni famiglia….). In seconda lettura viene sfruttato in funzione metafilmica per accentuare l’ironia del messaggio, analogamente al thriller “Funny games” in cui Michael Haneke lo utilizza come espediente per stemperare l’estrema tensione emotiva fin lì venutasi a creare, strizzando l’occhiolino allo spettatore e riportandolo alla finzione narrativa.

La verosimiglianza del racconto regge anche grazie a due particolari fondamentali con cui il regista ha saputo corredare lo spot: forma del disco volante e fattezze dell’alieno. Spiega Vincenzo:”Abbiamo scelto di concentrarci sulla morfologia dell’umanoide e del suo veicolo per non scadere nel banale. L’attenzione riposta dal truccatore e dai miei studenti è stata di alta professionalità e contribuisce, nonostante la produzione a budget ridottissimo, a elevare il livello tecnico di un lavoro già piuttosto soddisfacente”.

Infine, ma non meno fondamentale presenza, Francesco Sanseverino, il make-up artist che ha eseguito il trucco dell’alieno. Notevole l’impatto visivo di un alieno alto, impressionante e originale per le movenze labiali ma classico nelle fattezze. Due ore di lavoro ben riuscito per evitare il rischio di rovinare una bella storia con un alien posticcio: occhi obliqui e affusolati, nel pieno rispetto “statistico” di una  morfologia ben nota agli appassionati; incedere rigido e alta statura il “carotone” di buona memoria è perfetto per incutere timore e per poi rivelarsi un semplice turista disperso per la galassia, degna conclusione di un lavoro ben progettato e realizzato con cura. Dopo l’antropomorfo “Omicron” di Ugo Gregoretti e gli invisibili protagonisti di Afterville di Fabio&Fabio, alla capitale sabauda mancava un “grigio” vero e proprio: a quando il prossimo?

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