Julius Streicher aveva già capito tutto. Per far comprendere un concetto a un popolo intero era sufficiente ripeterlo all’infinito, meglio se affiancando graficamente due elementi contrastanti: il bello e il brutto, il giusto e lo sbagliato, il puro e l’impuro, il biondo e il nero; e questo al fine di facilitarne la comprensione anche alle classi meno istruite.
Pertanto è sicuramente educativo sfogliare le prime pagine del suo famigerato periodico “Der Sturmer”, che peraltro gli costò la forca a Norimberga con una condanna comminata non per aver emesso condanne a morte né tantomeno aver ucciso un solo uomo durante la guerra, ma per aver “semplicemente” propagandato quell’odio razziale indispensabile per avere un’opinione pubblica favorevole e, soprattutto, silenziosa di fronte ai programmi nazisti di epurazione di massa.
Di Streicher e Goebbles possiamo dire tutto, ma non certo che non fossero all’avanguardia in materia di pubblicità, ma cosa dobbiamo pensare di fronte alla campagna per la fertilità che per la seconda volta in pochi giorni ha invaso la rete con il suo di certo infertile acume?
La Rete già sa: la foto in alto (che chiameremo foto buona) è una di quelle tipiche immagini che i creativi di medio livello acquistano svogliatamente sugli appositi cataloghi a buon mercato (forse il Ministero aveva già esaurito i fondi con la precedente campagna) per di più già utilizzata per pubblicizzare uno studio dentistico. Anche quella in basso (che chiameremo foto cattiva) era stata già utilizzata ma in una campagna contro la droga: tant’è.
Ma come Eisenstein aveva brillantemente teorizzato, il montaggio delle opinioni produce un terzo messaggio, e come il sonno della ragione, spesso genera mostri.
La foto buona, di per sé insulsa, rappresenta due coppie felici, anche troppo. I personaggi sorridono, come neanche Berlusconi osava fare, indossano abiti da tennisti in pensione e pare che se la spassino; sono al mare, fotografati da un quinto personaggio, probabilmente un amico gay da tenere nascosto, ma soprattutto sono sani, biondi, e sovraesposti per accentuare la luminosità positiva del messaggio.
Altra storia per la povera “foto cattiva” che come d’obbligo sta in basso. Tristemente seppiata ci descrive un gruppo incredibilmente variegato. Capisco se si fossero trovati per pippare in compagnia, sfumacchiare o ubriacarsi, ma questi insani ragazzotti nell’ordine: bevono, tirano di coca, fumano spinelli, bong e pure una Marlboro. E, quel che è peggio, sono vestiti con canottiere e camicie a scacchi improbabili (questo sì che è razzismo!) e nemmeno –poveretti- sembrano divertirsi, così immersi nel loro squallido solipsismo.
Ora, non sono sicuro che se il gruppetto della foto cattiva decidesse di figliare quello che ne verrebbe fuori sarebbe il popolo del migliore dei mondi possibili, ma nemmeno mi consolerebbe essere circondato da ariani palestrati e senza una carie.
Morale. In attesa della terza campagna, cara ministra, stia certa che in Itala le nascite non caleranno: grazie alla sua agenzia abbiamo la prova che le mamme degli idioti sono sempre incinte.