Foto Davide Greco Ventavoli

Foto Davide Greco

“Venanzio Revolt”, di Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti e Vincenzo Greco

Con Lorenzo Ventavoli, Steve Della Casa, Nanni Moretti (voce off), produzione Dinamovie 2016.

Un racconto lungo 80 anni tra cinema, teatro e storia: ecco come Lorenzo Ventavoli, esercente, produttore, scrittore e sceneggiatore rievoca la sua vita, stimolato dall’amico di sempre, il critico cinematografico Steve della Casa. Un’intervista/documentario utile a fissare il ricordo di alcune delle tappe fondamentali del cinema italiano e per essere stimolati ad approfondirne altre, forse meno note, ma non per questo meno affascinanti.

“Lorenzo Ventavoli rappresenta probabilmente la “dinastia” del cinema torinese più longeva. Proprietario di diverse sale cinematografiche a Torino, ha raccolto l’eredità di suo padre, Giordano Bruno, che giànel 1931 iniziò la propria avventura con le sale e le proiezioni.

L’anno scorso, questa storia è diventata un film, “Venanzio Revolt. I miei primi 80 anni di cinema”, documentario diretto da Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti e Vincenzo Greco, prodotto da Dinamovie e presentato al 15° Piemonte Movie gLocal Film Festival, a marzo dell’anno scorso.

Nei 52’ del film, Lorenzo Ventavoli si racconta, con l’intervento di Steve Della Casa, e nel portare sullo schermo la propria storia porta anche le immagini di una Torino che non c’è più, ma che resta parte integrante del tessuto attuale.”  Torino Oggi

 

80 e non sentirli
Torino ha sempre avuto un legame molto stretto con il cinema, e ancora oggi una certa aria cinefila si respira con maggiore nitidezza rispetto ad altre città. Si pensi alle origini, ai tempi del cinematografo, quando il capoluogo sabaudo era all’avanguardia europea. L’apporto della città allo sviluppo della Settima Arte e della sua industria è continuato nei decenni, meno evidente anche perché un po’ mascherato dall’understatement e dalla riservatezza tipiche dei suoi abitanti.

Esistono quindi personaggi che hanno dato un contributo importante allo sviluppo dell’industria cinematografica nazionale poco conosciuti al di fuori dei confini piemontesi: uno di questi è Lorenzo Ventavoli (classe 1922), entrato al cinema da bambino – nella sala gestita dal padre – e mai più uscito, nei ruoli d’esercente, distributore, produttore, scrittore (e all’occorrenza anche interprete).
 Per dire, sue sono state la prima sala d’essai (1959) e la prima multisala (1981) italiane. Alla figura di Ventavoli è dedicato Venanzio Revolt – I miei primi 80 anni di cinema, documentario diretto da Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti e Vincenzo Greco. Il film ripercorre la sua vita, cinefila e privata, seguendo le coordinate di una chiacchierata/intervista davanti a tè e pasticcini tra lui e Steve Della Casa. Venanzio Revolt è un ritratto gentile e sommesso quanto esaustivo, che riesce a cogliere l’uomo nella sua interezza e ad accompagnarci, con i suoi ricordi e i suoi aneddoti, lungo la storia del cinema e della sua fruizione. Incontriamo Bergman, Buñuel e Woody Allen, e riusciamo a immaginare – per esempio – cosa significava andare al cinema ai tempi di guerra. Una miniera di racconti che riesce a essere anche una ricostruzione di come si siano sviluppate la cultura e la fruizione cinematografica nel nostro Paese, partendo dal “mondo piccolo” torinese. I tre registi sono stati abili nel voler rendere omaggio senza cercare l’aggressività agiografica, ma lasciando scorrere la soavità della chiacchierata e del flusso dei ricordi, simile all’incidere di un fiume: e proprio sulla cornice del Po, motivato dalla passione del protagonista per il canottaggio e colto in una soleggiata giornata primaverile che un efficace uso della fotografia ha trasformato in dolcemente autunnale, la voice over di Nanni Moretti recita spezzoni di libri scritti dallo stesso Ventavoli. La scelta di virare i colori della fotografia verso i toni autunnali sottolinea l’atmosfera di raccolta e appassionata rievocazione che pervade il film, così come l’intelligente scelta della colonna sonora. Elementi che rafforzano il già di per sé interessante e riuscito ritratto, con cui il trio di registi continua la ricostruzione della storia del rapporto tra Torino e il cinema iniziata nel 2012 con Sale per la capra, documentario dedicato alla tragedia del cinema Statuto. 

www.mediacritica.it/ Edoardo Peretti