Quando si parla di militanza nel cinema, pensare a Jan Nemec è un obbligo. Regista nato e vissuto a Praga, almeno fino al suo esilio, è stato esponente di prim’ordine della cosiddetta Nova Vlna, il “nuovo” cinema ceco degli Anni 60. Insieme a Milos Forman, Jiří Menzel e molti altri, Nemec aveva dato voce, con il suo cinema allegorico e visionario, a quell’illusoria fase di dissenso nota come Primavera di Praga, interrotta bruscamente dall’invasione sovietica di 50 anni fa.
Nemec fu tra i primi a scendere in strada in quello storico agosto del 1968 e lo fece con l’arma più potente a sua disposizione: la sua macchina da presa. Quelle immagini giunsero in occidente e mostrarono il volto dell’oppressione sovietica, poi raccontate nel capolavoro di Kundera L’insostenibile leggerezza dell’essere, ma gli costarono l’ostracismo e la successivo scelta, forzata, di rifugiarsi in Germania.
Sottodiciotto celebra il regista recentemente scomparso con una serata organizzata in collaborazione col Centro Culturale Ceco di Milano, e introdotta da Alessandro de Vito, editore e traduttore del romanzo di Jan Němec, Volevo Uccidere J.L. Godard.
Il programma prevede: Della festa e degli invitati (cinema Massimo alle 21), tra i film più noti del regista, selezionato nell’edizione “sospesa” del festival di Cannes 1968. A seguire il mediometraggio Oratorio per Praga, il film che documenta per la Storia quel 21 agosto 1968 in cui il progetto riformista di Alexander Dubček si infranse contro i carri armati inviati da Breznev.