Del significato di “crisi” preferisco l’accezione meno comune che si riferisce ad un cambiamento, una evoluzione in atto tra due fasi ben distinte. E non è un caso che la compagnia teatrale torinese “delle Crisi”, seppur nata in tempi di economia stagnante, riesca anno dopo anno, a migliorarsi di continuo.
In “Massacro” si compie un passo avanti, non tanto per la bravura degli interpreti, già ampiamente dimostrata, quanto nell’interazione tra essi. I dialoghi, ironici e serrati, sono la forza dello spettacolo che scorre con ritmo e leggerezza e i quattro protagonisti sembrano davvero dialogare, litigare, insultarsi con la sapienza dei professionisti di lunga data. “Carnage” infatti, che molti avranno apprezzato nel riuscito film di Roman Polanski, mette ancora una volta in mostra le capacità dei singoli nel cinico quadretto borghese che scoperchia ipocrisie, frustrazioni e recite del quotidiano e l’atto unico dello spettacolo potenzia il crescendo dialettico fino alla totale empatia con gli spettatori.
Ancora una volta Letizia D’Angelo, Silvia Elia, Riccardo Cavallitto e Luca Orecchia, guidati dalla essenziale ma mai scarna regia di Cristiano Falcomer, riescono a colpire nel segno e a farci dimenticare di essere dall’altra parte della scena. E identificarsi di volta in volta con uno dei quattro è la conseguenza, spesso disturbante, di far parte tutti quanti di una modernità fatta di sorrisi e violenza, perbenismo e rancore, lacrime e vomito.
Ancora una volta, Bravi! Ma adesso vogliamo il diritto… di replica.